"Facciamo un
gioco?" - domandò Justine allegra – "Facciamo il gioco del vorrei
essere. Va bene? Tu? Tu chi vorresti essere?"
"Io vorrei
essere una mucca." - rispose cantilenante la mamma, un po' stanca di
fare sempre lo stesso gioco.
"Eh, ma così
non vale! Sei già una mucca."
"Beh, non sei
contenta per me?"
"Sì, ma adesso
stiamo giocando! Per esempio io vorrei essere una civetta! Anzi, no, aspetta: un pinguino! Se fossi una civetta potrei cantare tutta la
notte con la luna, potrei cantare: Juuuu Juuuu..... Però se fossi
un pinguino potrei vedere l'aurora polare ogni volta che mi pare... è un'ardua scelta, non credi? E tu, mamma,
allora?"
"Io vorrei
essere una montagna, con la mia cima innevata potrei ascoltare tutte
le altezze e non sarei mai sola."
"Sì, e poi saresti tutta vestita di alberi e anche loro potrebbero giocare al gioco del vorrei essere, lo sai?"
Una betulla
che passava di lì, lenta lenta, le seguì con lo
sguardo: se le avessero chiesto di giocare, lei avrebbe risposto che
le sarebbe piaciuto essere un giaguaro, magari giusto una volta ogni
tanto.
Sulla strada,
che nel frattempo s'era fatta tortuosa e su e giù e lì e là, c'era
anche qualcun altro e non sembrava per niente aver voglia di giocare.
La bambina indossò il cappello degli avventurieri.
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