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domenica 2 settembre 2012

Secondo giorno sulla strada



La bambina stava già zompettando per la via quando udì una voce al suo fianco: "Dove pensi di andartene, sola soletta?" – muggì la mamma - "Non vorrai lasciarmi qui a lavorare mentre tu te ne vai per il mondo? Vengo anch'io e alla fabbrica ci penserà tuo padre".
Chinando dolcemente il capo, la mamma colse sulla sua schiena la piccola e insieme diedero il vero inizio a questo viaggio.

La strada proseguiva dritta per chilometri e chilometri, a perdita d'occhio si vedevano soltanto alberi. A Justine piaceva il dondolio dolce di quella camminata e siccome in quel momento indossava il suo cappello celeste, quello dei sognatori, chiuse gli occhi e si lasciò cullare.
Anche la mamma chiuse gli occhi, lei ci vedeva con le orecchie, con il naso, con la coda e anche con l'aria che incontrava la sua pelle. Era il primo viaggio che facevano insieme, anzi, per Justine era il primo viaggio di tutta la vita.
Stringeva ben bene il suo barattolo e ascoltava la strada.

All'improvviso una voce rauca e forte le interruppe: "Ma che bella mucca grassa e pettinata... a quanto la vendi? Ho da offrirti un affare."
Entrambe sbarrarono gli occhi e si trovarono difronte un ometto vestito di tutto punto e con un sorriso che sembrava arrivare fin dietro le orecchie. "Non sarà mica finto?" - pensò subito Justine – e poi si rivolse a lui: "Questa mucca è la mia mamma, non è in vendita, Signore, dunque ciao, arrivederci, addio!"
"Come come? Mi vuoi prendere in giro? Questa mucca sarebbe la tua mammina?"
E così mentre l'ometto che aveva il sorriso anche senza allegria insisteva nel chiedere prezzi e nel proporre affari, Justine dovette spiegare di come mamma e papà erano stati trasformati in bestie da una strega: si trattava della ex migliore amica di mamma. Justine stava per spiegare perché ex, quando l'ometto la incalzò proponendole un intruglio che avrebbe certamente fatto tornare i suoi genitori allo stato umano. Il venditore credeva ormai di averla in pugno, ma la bambina ripose con una gran risata: "I miei genitori stanno bene così! Perciò, Signor Sorriso, goodbye, lebewohl, adieu!"

La mamma non aveva dovuto pronunciare una sola parola, sorrise affettuosamente e tornò a camminare ad occhi chiusi e sogni aperti.  

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