M.
M.
aveva quarant'anni e i capelli lunghi due.
La
sedia accanto alla finestra aveva sempre traballato e lei non l'aveva
mai sistemata, sedendo lì per la maggior parte del tempo tutti i
giorni. Quello scarto le riservava un dondolio uguale a se stesso da
anni. La sua testa aveva sempre superato di poco il davanzale così
che il prato si scorgeva appena: sulla gamba più lunga, M. poteva
vedere un ciuffo della liquirizia, sulla gamba più corta lo stesso
sguardo finiva sulla corteccia dell'acacia.
Quel
giovedì la finestra era socchiusa, lei si sporse e senza mani ne
allargò le ante, poi mentre il corpo le si allungava come un canto
continuo, spalancò la bocca, la spalancò più di quanto avesse mai
immaginato di poter fare e si sorprese poiché era tutta una
voragine, nuova e rossa, che si rivolgeva al cielo soltanto ora.
Chiuse
gli occhi e investita e giocata da ferventi geometrie lo divorò:
divorò il sole.
M.
ebbe una vertigine, sorrise e si rimise a sedere, dondolandosi
millimetricamente.
Lo
splendore le colava da un labbro e tutto intorno era buio.
Testo di Sara Trofa
Illustrazione di Daniela Tieni
...meraviglioso....
RispondiEliminaContenta che ti piaccia!
Eliminashaaaaa!
RispondiEliminasiamo state brave : >
Eliminabellissimi, testo e illustrazione
RispondiEliminaGrazie Massimiliano!
EliminaDeliziosamente intenso, poetico...diverso!
RispondiElimina: )
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