I
pacchi regalo le avevano sempre suscitato un certo sospetto: scatole
chiuse che non vogliono dirti i loro segreti, nemmeno in cambio dei
tuoi, e ti guardano, ti guardano impassibili. Questa volta, poi, si
sentiva ancora più minacciata.
Lo
osservò a lungo, ci camminò tutto intorno guardinga, infine si
chinò a ginocchia aperte, lo sfiorò con la punta delle dita e gli
sussurrò: "Adesso ti apro... piano...".
Annabelle
Radetzky tirò molto lentamente
una estremità del nastro e, mentre il fiocco blu lucido si
scioglieva, tutto attornò a lei sembrò cambiare: non era più sotto
la luna, ora è dentro. Nella sua stanza di ragazzina, quando tutto
le sembrava senza senso e lei sentiva questo dolore senza sapere che
era dolore. Si svegliava con una sensazione di colpa o di solitudine
e non poteva attribuirgli una motivazione.... "Sogni" –
le dicevano i suoi genitori – "avrai fatto brutti sogni."
Ma Annabelle non sognava mai, non sognava e non piangeva, come le
avevano insegnato.
In
un colpo solo due pareti della scatola avevano dato la resa: "Ecco
il nostro segreto" – sembrarono dichiarare.
La
sua scarpa sinistra era lì, accompagnata da un bigliettino.
Annabelle la indossò il più velocemnete possibile e corse via,
ignorando la scritta. Corse fino a che ebbe fiato e accanto al fiume
legò il nastro ad un ramo, lo stesso su cui si era arrampicata quel
pomeriggio. Poi con forza si annodò l'altra parte al collo e smise.
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