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sabato 26 maggio 2012

Quarto giorno nel castello



Ugolino aveva continuato a piangere mentre la famiglia De Bon e il fantasma russavano melodiosamente, erano come un'orchestra: Ivo suonava i toni bassi e faceva le bolle, Aida si occupava delle note più acute, accompagnata dalla bestiola non ben identificata che emetteva a ritmi regolari uno stridolino (chissà cosa stava sognando...). Giano scandiva il tutto con le sue fusa e Lucetta Lucina Lucilla ronfava come in vita non era mai riuscita a fare a causa di una insonnia cronica. Isa, in effetti, non russava: parlava nel sonno, diceva tutte quelle cose che in veglia teneva per sé. Solo che nessuno la sentiva, e anche se ora Ugolino era lì, le parole di lei gli entravano da un orecchio e gli uscivano dall'altro.

Il primo a svegliarsi fu il gatto, il quale si premurò amorevolmente di svegliare tutti gli altri con leccatine, graffi e piccoli morsi. Con il fantasma, però, non sapeva come fare, non si fidava e poi gli sembrava che mancasse un pezzo... alla fine decise per il meglio: fece un po' di pipì nel mezzo di quel bel vestito rosso dalla stoffa tanto piacevole.
Lucetta Lucina Lucilla si stropicciò lentamente le vesti bagnate e profumate, una scrollatina ai fluenti capelli invisibili e si alzò pimpante e con aria indifferente. Giano, insoddisfatto, alzò la coda e uscì dal mastio.

"Ugolino, è ora. Dimmi, ti ha lasciato detto qualcosa la tua memoria prima di andarsene?
"Eh?"
"E tu hai mai richiamato alla mente i tuoi ricordi?"
"Eh?"
"Ma sì... li hai mai chiamati? Hai mai chiesto loro di tornare da te?"
"Eh?"
"D'accordo... ne deduco che la risposta è no. Beh, se tu dovessi andartene per un motivo che non hai il tempo di spiegare e poi le persone a cui sei molto legato e affezionato per anni non ti cercassero, tu come la prenderesti?"
Ugolino non ci capiva nulla, ma nello sforzo di seguire il discorso del fantasma, per lo meno aveva smesso di piangere.

"A questo punto i tuoi ricordi saranno certamente feriti e quello che devi al più presto fare è riconquistarli! Devi dimostrare loro che ci tieni, che senza di loro sei perduto, che ne hai bisogno. Devi ritrovarli e coccolarli finché non torneranno naturalmente nella tua testa. Dai, andiamo, vengo anch'io."

Lucetta Lucina Lucilla entrò nella testa di Ugolino dall'orecchio sinistro ma non uscì subito da quello destro: aveva intenzione di restare lì finché la memoria non fosse stata recuperata.
"Chiudi gli occhi, Ugolino. Da che parte andiamo?"
"Non lo so."
"Concentrati. Che cosa vedi?"
"Macchie."
"Bene, è la strada giusta: le macchie suggerisco sempre ottime strade. Scegli quella che ti sembra più familiare."
E così Ugolino si diresse con il pensiero dentro una macchia fucsia che pareva una cicca al gusto di uva fragola spiaccicata contro un muro.
Il tentativo però fu deludente e da quella macchia ottennero solo dita impiastricciate di vero chewing gum.
"Non preoccuparti, proviamo con un'altra macchia: vedrai che sarà quella giusta. Questa volta scegli la più simpatica, così, a pelle."
E Ugolino allora si rivolse ad una macchiolina giallognola che gli ispirava proprio simpatia. Il fantasma si fece avanti e la interrogò: "Scusi, lei è un ricordo, per caso?"
La macchia rispose: "Lei a chi? E poi ricordo di che?! Io sono giovane, sa... giovanissima! Fresca di vomito."
Ugolino stava per rimettersi a piangere, ma Lucetta Lucina Lucilla subito lo incalzò: "Guarda quella macchia là!"
"Quale?"
"Quella, no? La vedi?"
"Ah, sì... non so, non mi sembra niente di che."
"Proviamo."

Andarono avanti così per altre quarantasei macchie, macchiette e puntini strambiformi. Alla fine anche il fantasma convenne che quella non era la tattica giusta e con rinnovato entusiasmo propose un'antichissima tecnica per ritrovare i propri ricordi.
"Fidati, lo faceva persino Marcel quando infestavamo lo stesso castello. Funziona!"
"E chi è Marcel?"
"Beh... un fantasma amico mio, no?"
Lucetta Lucina Lucilla uscì dalla testa di Ugolino e al volo attraversò magione e dintorni per raccogliere tutto quello che poteva fare al caso loro: un guanto di pelle marrone, una spilla a forma di occhio, una spina di biancospino, un'edizione pregiata e ammuffita del Galateo, un uovo di coccodrillo, un filo argentato di ragnatela, una piantina selvatica di non sapeva cosa, un francobollo senza lettera e un nastro di raso rosa. Prima di ritornare nella torre, però, il fantasma fece una puntatina alla cucina, si mangiò tre quarti di torta ai mirtilli e il rimanente quarto lo portò lassù.

"Tieni, assaporala e dimmi a cosa ti fa pensare."
Ugolino ingoiò il dolce e disse: "Torta di mirtilli."
"E..."
"Torta di mirtilli."
"Ho capito, allora prova con questo" e gli porse da annusare il libro, aperto al capitolo dei ricevimenti in maschera.
Ugolino cominciò a stanutire, infastidito dalla polvere annidata fra quelle pagine e, senza neanche accorgersene, riprese a piangere.
"Ah no, eh! Ugolino piangente, adesso basta!" E Lucetta Lucina Lucilla con estrema severità gli rifilò gli oggetti pescati in giro uno dopo l'altro: tocca questo, assaggia quest'altro, cosa senti? Ma Ugolino non ricordava niente di niente.

"Se neppure il filo argentato di ragnatela ha evocato in te un pizzico di memoria, allora la situazione è davvero grave. Dobbiamo andare dalla Regina delle Nebbie".  

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