Ugolino
aveva continuato a piangere mentre la famiglia De Bon e il fantasma
russavano melodiosamente, erano come un'orchestra: Ivo suonava i toni
bassi e faceva le bolle, Aida si occupava delle note più acute,
accompagnata dalla bestiola non ben identificata che emetteva a ritmi
regolari uno stridolino (chissà cosa stava sognando...). Giano
scandiva il tutto con le sue fusa e Lucetta Lucina Lucilla ronfava
come in vita non era mai riuscita a fare a causa di una insonnia
cronica. Isa, in effetti, non russava: parlava nel sonno, diceva
tutte quelle cose che in veglia teneva per sé. Solo che nessuno la
sentiva, e anche se ora Ugolino era lì, le parole di lei gli
entravano da un orecchio e gli uscivano dall'altro.
Il
primo a svegliarsi fu il gatto, il quale si premurò amorevolmente di
svegliare tutti gli altri con leccatine, graffi e piccoli morsi. Con
il fantasma, però, non sapeva come fare, non si fidava e poi gli
sembrava che mancasse un pezzo... alla fine decise per il meglio:
fece un po' di pipì nel mezzo di quel bel vestito rosso dalla stoffa
tanto piacevole.
Lucetta
Lucina Lucilla si stropicciò lentamente le vesti bagnate e
profumate, una scrollatina ai fluenti capelli invisibili e si alzò
pimpante e con aria indifferente. Giano, insoddisfatto, alzò la coda
e uscì dal mastio.
"Ugolino,
è ora. Dimmi, ti ha lasciato detto qualcosa la tua memoria prima di
andarsene?
"Eh?"
"E
tu hai mai richiamato alla mente i tuoi ricordi?"
"Eh?"
"Ma
sì... li hai mai chiamati? Hai mai chiesto loro di tornare da te?"
"Eh?"
"D'accordo...
ne deduco che la risposta è no. Beh, se tu dovessi andartene per un
motivo che non hai il tempo di spiegare e poi le persone a cui sei
molto legato e affezionato per anni non ti cercassero, tu come la
prenderesti?"
Ugolino
non ci capiva nulla, ma nello sforzo di seguire il discorso del
fantasma, per lo meno aveva smesso di piangere.
"A
questo punto i tuoi ricordi saranno certamente feriti e quello che
devi al più presto fare è riconquistarli! Devi dimostrare loro che
ci tieni, che senza di loro sei perduto, che ne hai bisogno. Devi
ritrovarli e coccolarli finché non torneranno naturalmente nella tua
testa. Dai, andiamo, vengo anch'io."
Lucetta
Lucina Lucilla entrò nella testa di Ugolino dall'orecchio sinistro
ma non uscì subito da quello destro: aveva intenzione di restare lì
finché la memoria non fosse stata recuperata.
"Chiudi
gli occhi, Ugolino. Da che parte andiamo?"
"Non
lo so."
"Concentrati.
Che cosa vedi?"
"Macchie."
"Bene,
è la strada giusta: le macchie suggerisco sempre ottime strade.
Scegli quella che ti sembra più familiare."
E
così Ugolino si diresse con il pensiero dentro una macchia fucsia
che pareva una cicca al gusto di uva fragola spiaccicata contro un
muro.
Il
tentativo però fu deludente e da quella macchia ottennero solo dita
impiastricciate di vero chewing gum.
"Non
preoccuparti, proviamo con un'altra macchia: vedrai che sarà quella
giusta. Questa volta scegli la più simpatica, così, a pelle."
E
Ugolino allora si rivolse ad una macchiolina giallognola che gli
ispirava proprio simpatia. Il fantasma si fece avanti e la interrogò: "Scusi, lei è un ricordo, per caso?"
La
macchia rispose: "Lei a chi? E poi ricordo di che?! Io sono
giovane, sa... giovanissima! Fresca di vomito."
Ugolino
stava per rimettersi a piangere, ma Lucetta Lucina Lucilla subito lo
incalzò: "Guarda quella macchia là!"
"Quale?"
"Quella,
no? La vedi?"
"Ah,
sì... non so, non mi sembra niente di che."
"Proviamo."
Andarono
avanti così per altre quarantasei macchie, macchiette e puntini
strambiformi. Alla fine anche il fantasma convenne che quella non era
la tattica giusta e con rinnovato entusiasmo propose un'antichissima
tecnica per ritrovare i propri ricordi.
"Fidati,
lo faceva persino Marcel quando infestavamo lo stesso castello.
Funziona!"
"E
chi è Marcel?"
"Beh...
un fantasma amico mio, no?"
Lucetta
Lucina Lucilla uscì dalla testa di Ugolino e al volo attraversò
magione e dintorni per raccogliere tutto quello che poteva fare al
caso loro: un guanto di pelle marrone, una spilla a forma di occhio,
una spina di biancospino, un'edizione pregiata e ammuffita del
Galateo, un uovo di coccodrillo, un filo argentato di ragnatela, una
piantina selvatica di non sapeva cosa, un francobollo senza lettera e
un nastro di raso rosa. Prima di ritornare nella torre, però, il
fantasma fece una puntatina alla cucina, si mangiò tre quarti di
torta ai mirtilli e il rimanente quarto lo portò lassù.
"Tieni,
assaporala e dimmi a cosa ti fa pensare."
Ugolino
ingoiò il dolce e disse: "Torta di mirtilli."
"E..."
"Torta
di mirtilli."
"Ho
capito, allora prova con questo" e gli porse da annusare il
libro, aperto al capitolo dei ricevimenti in maschera.
Ugolino
cominciò a stanutire, infastidito dalla polvere annidata fra quelle
pagine e, senza neanche accorgersene, riprese a piangere.
"Ah
no, eh! Ugolino piangente, adesso basta!" E Lucetta Lucina
Lucilla con estrema severità gli rifilò gli oggetti pescati in giro
uno dopo l'altro: tocca questo, assaggia quest'altro, cosa senti? Ma
Ugolino non ricordava niente di niente.
"Se
neppure il filo argentato di ragnatela ha evocato in te un pizzico di
memoria, allora la situazione è davvero grave. Dobbiamo andare dalla Regina delle Nebbie".
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