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domenica 20 maggio 2012

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Anche la seconda avventura dei 7GIORNI si è conclusa... Insieme all'illustratrice Sara Stefanini, che ringrazio moltissimo, ecco cosa è nato dal nostro giocare insieme!



È un segreto
(7 giorni nel nido)



Ho nascosto il mio segreto dove nessuno lo può trovare. E se qualcuno lo trovasse, beh, non lo riconoscerebbe di sicuro, perché è perfettamente mimetizzato.

Voi non potete saperlo e io non posso dirvelo, ma il mio segreto è davvero speciale.
Il mio segreto non lo sa nemmeno lui che è segreto, gli piace dondolarsi e ogni tanto casca fuori dal nascondiglio, ma io lo rimetto sempre al suo posto.


Il mio segreto diventa grande ogni giorno di più e allora bisogna nasconderlo meglio. Lui non me lo chiede, ma io ho capito che vorrebbe uscire un po', farsi un giretto. Ha fatto anche un sogno e me lo ha appena raccontato. Nel sogno se ne andava niente meno che sulla cima dell'Himalaya, la raggiungeva in soli sette giorni e quando finalmente era lì, tutto solo in mezzo al cielo... ma poi sono arrivata io con passo da allodolina in missione segreta e si è svegliato. Ha aperto un occhio e poi l'altro, però non mi è sembrato contento di vedermi.

Se il mio segreto è triste sono triste anche io.  

Le lacrime dei segreti non sono segrete, si vedono in tutto il mondo, come la luna e come il sole. Piovono da non si sa dove e tu non puoi che guardarle meravigliato e beato. Ma quando a piangere è il tuo segreto, allora è diverso.

È colpa mia se ieri piangeva, perché lo tengo nascosto e non lo lascio andare per il mondo e nemmeno sulla cima dell'Himalaya. È colpa mia... ma non so cosa fare. Devo svelare il mio segreto? Devo lasciarlo volare via?
No, io voglio stringerlo e che mi stringa, voglio che sia felice ma insieme a me. Forse come lui è il mio segreto io potrei essere il suo...

Senza farmi vedere ho raccolto le sue lacrime con le mie in un barattolo e l'ho chiuso subito con il coperchio ben stretto, più stretto che potevo. Prima nel barattolo c'era la marmellata di fichi e adesso invece ci sono le nostre lacrime: una sottile linea trasparente che ho fissato sul mio comodino fino a un attimo prima di addormentarmi.

Questa mattina ho aperto un occhio e l'ho visto. Ho aperto anche l'altro ed era lì: il barattolo era pieno zeppo e le lacrime dentro spingevano per uscire!
Ho bisbigliato loro che non potevo svitare il coperchio e allora le lacrime si sono agitate ancora di più: era una burrasca burrascosa imprigionata in un barattolo di vetro. 

Ninna nanna, ninna oh,
questo pianto a chi lo dò?

Se lo dò alla fontana,

se lo tiene una settimana.

Se lo dò al cielo nero,

se lo tiene un anno intero.

Se lo dò al girasole
me lo beve in un sorsone.
Ninna nanna, ninna oh,
questo pianto a chi lo dò?
Ninna nanna, ninna oh,
questo pianto lo terrò.



Così le ho promesso e la burrasca stava imbambolata a guardarmi, non era quasi più lei. Allora ho aperto il barattolo, sistemato ben sicuro a terra al centro della stanza.
"Ciao" le ho detto e con la punta dell'indice l'ho toccata, come per un piccolo tuffo. Era ancora tiepida di tristezza, la mia e del mio segreto, ho immerso un braccio e poi l'altro finché non ero tutta lì, dentro di lei.
Mi sono abbracciata le ginocchia e ho aspettato di toccare il fondo del barattolo. 


Mentre scendevo, una voce mi chiamava dal nido: "mia allodola, mio falco pellegrino, mio scricciolo, mia tortora luttuosa, mio albatro". 
Io la sentivo ma subito la dimenticavo, la disinnescavo. Sprofondavo teneramente, mentre nei miei occhi addormentati vinceva un niente luccicante che mi lanciava messaggi d'amore. Era un'intermittenza che mi portava via, da me, dal nido, era un gioco crudele che mi dava un destino per un altro; poi eccolo, il fondo, e finalmente l'ho riconosciuto: il mio segreto nascosto dove nessuno lo può trovare, incagliato qui fra le cose da non dire, fra le cose da morire.

Mio pianto e mio canto, mio sangue avventuroso, mio terrore velenoso, segreto che il vento aspetta, perdonami se è tardi, il cielo ci vuole, siamo sulla vetta.


Sei felice?
Da qui si vede tutto il mondo. Si vedono i pensieri e si vede il tuo sogno.

Io volo. 


Finito. Si interrompe qui il diario.
Nonna Nerina non ha più scritto dopo quel giorno, il giorno in cui ha volato ed è nata mia madre.
Mamma non l'ha mai letto, non ha tempo lei, e non crede a queste sciocchezze. Io dico: possibile che fosse lì nella sua pancia e non si sia accorta di nulla? Insomma, hai volato prima ancora di gattonare e non lo sai?!
Io, invece, ho trovato il diario nella cassetta dei rocchetti quando avevo nove anni e da allora l'ho letto e riletto decine di volte. Lo leggo prima di addormentarmi sperando di sognare l'Himalaya oppure lo tengo solo stretto al petto e ripeto a memoria alcune frasi.

Nonna Nerina mi manca, papà dice che ho preso tutto del suo carattere e allora sono fiera e sorridiamo.
Non ho fatto in tempo a domandarle com'è davvero volare ma ogni tanto faccio le prove, mi arrampico fin su dove c'è il nido dell'allodola e poi salto verso l'alto.

Credo sia questione di esercizio e di stupore. I geni ce li ho! 



Illustrazioni di Sara Stefanini

4 commenti:

  1. Questo progetto mi piace così tanto! Amorevoli ed esplosive collaborazioni, chapeau!

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  2. ti ho segnalata per un premio "your blog is great!" passa dal mio blog per saperne di più...forse è solo una cosa stupida!!! ^__^

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