Sara Trofa
parole installazioni innamoramenti soglie
domenica 27 aprile 2014
Biglietto per scheletro di elefante proveniente dall'Asia
(scritto a mano con una matita dalla punta tremolante)
Ti ho aspettato a lungo, molto più a lungo di quanto avrei aspettato un nuovo amico,
ti ho aspettato a lungo come quando non ci si poteva telefonare se non a casa,
come quando la pazienza aveva coda e denti, e audacia e lucido pelo.
Seduta alla panchina di Bruntsfield link che avevamo concordato,
con un gambo di primula rosa in equilibrio sulla scapola sinistra,
mi sono chiesta se ti avrei riconosciuto in mezzo alla folla che riempie questi giardini in primavera,
mi sono chiesta se tu mi avresti riconosciuta in mezzo alla folla che riempie i giardini in primavera.
Perché fa tardi? - mi sono chiesta.
Ti ho aspettato ancora dopo averti aspettato, ma tu non sei arrivato.
venerdì 11 aprile 2014
Poesia quando la casa è chiusa
Ho incontrato una bambina a Portobello
aveva in tasca il colore del Mare del Nord
e mi ha detto: "Sono andata a casa della Poesia ma la porta era chiusa".
Poi abbiamo parlato fingendo di bere uno due tre tè
in piedi, ritte, come due guardie alla Bellezza,
abbiamo detto il vento, abbiamo detto i muri e le gemme colorate
abbiamo detto i gatti di Edimburgo che sono re e regine differenti da tutti gli altri.
Qui oggi governa la contentezza, e non c'è niente da fare.
***
9 aprile 2014 - Ho scritto questa poesia in dono al Cesto dei Tesori, la trovate qui accompagnata dalle belle foto di Cristina Cicognini e introdotta dalla formidabile Benedetta Vassallo (grazie ad entrambe per avermi nuovamente accolta!).
lunedì 10 marzo 2014
Poesia prima di partire
Vorrei
una casetta fatta tutta di poesia,
con
finestre di respiro fra un verso e l'altro,
un
letto giardino per le parole che mi sbocciano distesa
e
un tavolino, con un piccolo buco
per
quel che va e che viene.
Vorrei
soglie come cambiare pagina
e
le maniglie, per favore, le maniglie ben salde di parole ancora
buone.
Poi
oggi voglio anche le rime, sponde del letto in rime baciate così
io
che sto in mezzo mi prendo tutti i baci.
Se
si può, un pentolino canterino per preparare il tè
e
per chi bussa alla porta una tazza chiara di sole.
Vorrei
una casetta fatta tutta di poesia,
e
nessuna nessuna bugia.
domenica 10 febbraio 2013
Un tavolo tutto per sé
Ho un tavolo tutto per me, è piccolo e di legno, ci si scrive sedendo a terra e l'ho fatto io.
Non mi serviva un tavolo, ma imparare a costruirlo e in questo mi ha aiutato un falegname, che ringrazio e che voglio chiamare Mastro.
Il Mastro mi ha spiegato da dove partire e come fare. Passo dopo passo, dal disegno del progetto alla scelta del legno, dal taglio dei pezzi all'assemblaggio, con levigature e verniciature siamo arrivati ad un tavolo vero e proprio, estremamente semplice nella sua fattura ed estremamente bello per me.
L'artigianato di ogni genere ha tempi, tempi che dovrebbero essere anche nostri. Dobbiamo attendere che la colla o la vernice si asciughi, dobbiamo attendere che le parole decantino, dobbiamo attendere che il grano spunti. Quando la sai vivere, pare che l'attesa lavori invisibile alla costruzione di un senso, un senso-sostanza che avrà una fibra perfetta per te.
Ma questo, a ben ricordare, non è stato il mio primo tavolo. Da bambina maneggiavo con entusiasmo e dedizione legno, chiodi, martello, palanchino e tutto il resto. Mi divertivo a togliere i chiodi vecchi e storti dalle assi, che avrei poi tagliato e assemblato con nuovi chiodi, cercando di infilarli dritti e ben saldi. Costruivo mobili e oggetti, probabilmente sbilenchi e che sicuramente mi davano grandi soddisfazioni. Talvolta stando a lungo sotto il sole, cominciavo a vedere le bollicine, il mio cervello si surriscaldava e il babbo mi portava al pronto soccorso, dove del resto eravamo di casa perché di professione guidava l'ambulanza.
Quando non costruivo oggetti in legno, preparavo il caffé con il fango oppure giocavo con i lombrichi, che nell'orto avevano una montagnola di terra tutta per loro.
Dopo il tavolo, mi è venuta voglia di costruirmi una barca, per attraversare il fiume. Una barca semplice, eh, ma costruirla sarà difficile.
p.s.
p.p.s.
Il campo che vedete nella prima foto si trova accanto all'orto e non è di mia proprietà. Quest'anno il suo proprietario ha deciso di seminarvi il grano senza lavorare la terra, lasciando le sterpaglie e senza arare. Mio padre dice che non si è mai vista una cosa così... seminare senza preparare la terra.
Seminare senza preparare la terra è qualcosa che sta accadendo in tutta la nostra civiltà, sta diventando l'unico modo per fare le cose, per vivere.
Allora io prometto di arare il mio campo.
S.
venerdì 8 febbraio 2013
Lettera d'amore
Io
ti dò i baci e tu le albicocche
lettera
a Benvenuto
12 gennaio 2012
Mio caro
Benvenuto,
questa mattina mi sento un po' sola e così ti scrivo.
Potrei venire a trovarti nell'orto, sono pochi passi, ma ho bisogno
ancora di caldo alle ossicine. Gli altri dormono, mi succede sempre:
mi sveglio per prima e ho voglia di chiacchierare.
Il
tuo tronco è sottile come il mio braccio, ho visto che ti è uscita
tutta una specie di resina e ha fatto una bolla arancione. Ho pensato
fosse il tuo modo di dirmi che vorresti vivere in un altro posto, in
un'altra terra. Dove ti piacerebbe stare?
A
me lì piace, è come un'oasi. Lì mi è accaduta la cosa più brutta
della mia vita, sono quasi sicura che appena ti ho toccato tu lo hai
saputo. Ma è lì che ho anche fatto mille scoperte meravigliose e
che ho lasciato che il sole mi prendesse la faccia: mi ha preso la
faccia a due mani stringendomi le guance e non me l'ha più lasciata,
nemmeno di notte.
Cosa
si sussurrano le tue radici là sotto?
Una
volta ho immaginato che mi crescessero le radici dalle pupille. Sì,
perché in realtà si dice sempre che mettere le radici significa
fermarsi ma se ci pensi bene vuol dire nutrirsi e a me con gli occhi
sembra sempre di nutrirmi.
È
come una pace che allaga lo sguardo, come succhiare il latte
direttamente dai colori: il verde chiarissimo dei germogli, il giallo
delle spighe di riso al sole e il marrone pieno della terra appena
arata. Lo guardo e il colore diventa calore, la materia si mette a
bruciare e non si consuma, è lì tutta per me.
Attorno
ci sono campi di meliga e fossi di ricci e leprotti, tramonti rosa
spillo che ti bucano la gola e nebbie profonde come sipari magici.
Quando arrivo nell'orto, dopo la piccola curva, il mondo resta dietro
ed è
subito lontanissimo,
so che lui mi guarda ma non importa. I pioppi bianchi scintillano per
aria e mi dicono di brillare pure io, di non dimenticarmene.
La strada
una volta proseguiva fino al fiume e per quel cammino a piedi i rami
diventavano bastoni, i sassolini si ricordavano di essere monili e le
orecchie ascoltavano il suono delle libellule in volo senza sapere
cosa fosse. E poi infine il Po: disarmante, bellissimo e riottoso.
Lui inquinato ed io comunque innamorata.
Non c'è più
quella strada, ne hanno costruita un'altra di là ma non è bella, è
fatta di asfalto.
Dolce
Benvenuto, andrò fino alla fine dell'argine laggiù e urlerò il tuo
nome, no, prima guarderò la diga, guarderò il ribollire freddo
dell'acqua e poi urlerò il tuo nome. E faremo un esperimento, per
vedere se in quel vento ti arriverà anche l'acqua che ribolle o solo
il mio amore per te.
Poi correrò
indietro senza fermarmi, correrò veloce da avere il fiatone così
quando sarò vicina respirerò tanto forte che ti sembrerà di
correre e poi mi stenderò per terra arrotolata sotto la tua
piccolissima ombra e proveremo fino a che punto puoi leggermi nel
pensiero.
Arriveranno
le api, lo sai. Ti piacciono le api? Credo di sì. Anche a me
piacciono, ma se mi pungono posso morire. Con gli occhi cerco di
seguire il loro disegno nell'aria, credo che ci sia proprio un
disegno nel loro volo ma è nascosto, è una scrittura invisibile, e
poi ogni volta perdo il filo e la linea si disfa come un fiocco
troppo blando.
Se io
potessi fiorire come fai tu, una volta all'anno, chissà... che
meraviglia. Ma forse ogni volta avrei paura di non fare fiori, a
febbraio sarei già preoccupatissima, notte e giorno preoccupata. Tu
hai mai paura di non fare i fiori?
Papà
dice che sei malato, anche se sei appena arrivato. Ti ha dipinto
tutto il tronco di verderame, a me sembri carino così, dai, fai
finta che sia un vestito, praticamente è un tubino color verde
acqua, una medicina che è anche un vestito, un vestito che ti cura.
Di
sicuro devi guarire, perché abbiamo fatto un patto, te lo ricordi?
Io ti dò i baci e tu le albicocce. Va bene?
Questo
pomeriggio arrivo,
tua Serafina
domenica 3 febbraio 2013
Ada, Sara e Daniela
È con passione che vi presento Ada, lei ama nuotare in fondo al lago, come me e Daniela Tieni.
L'illustrazione è una tavola di studio realizzata da Daniela per il nostro progetto e la storia inizia così:
Ada ogni giorno andava a nuotare nel lago.
Le piaceva molto trattenere il fiato e nuotare in mezzo ai grandi steli e alle foglie di ninfea.
Le piaceva molto andare giù fino al fondo del lago e...
giovedì 29 novembre 2012
WRITERS#0
Grazie a Camilla, Riccardo, Elena, Ylenia, Paolo
Sabato 24 e domenica 25 novembre sono stata ospite del Festival WRITERS - gli scrittori (si) raccontano - nella bellissima sede dei Frigoriferi Milanesi. Fra i molti eventi e spazi, un'area era riservata ai progetti web ed eccomi lì con SEMI, poesia illustrata che ha inaugurato SEMIDISEGNITELODICO.
Per l'occasione, SEMI si è fatto banchetto di poesia e illustrazione dal vivo, aperto alle richieste di chi desiderava un seme, una parola, un sogno.
"Dimmi il nome di un seme, quello che ti piace di più, uno che vuoi e noi ti regaliamo una poesia illustrata" - andava così e presto non c'era più tempo per pensare o chiacchierare perché la lista d'attesa ci reclamava!
E poi: "Cosa c'è qui?"
"Semi. Pesca un pacchettino."
"Che semi sono?"
"Non te lo dico, sono mescolati: per scoprirlo devi provare a seminarli."
E così, mentre SEMI girava in un loop innamorato lasciandosi leggere e guardare incastonata nella terra generosamente dipinta da Riccardo Guasco, noi si scriveva e si disegnava su richiesta.
Con me, anche se solo in video, attraverso le loro illustrazioni, c'erano i sedici artisti che hanno disegnato sui miei versi e che voglio ringraziare ancora una volta uno per uno: Barbara Baldi, Alice Barberini, Francesco Chiacchio, Sonja Danowski, Gianluca Folì, Philip Giordano, Riccardo Guasco, Violeta Lopiz, Martina Merlini, Laura Paoletti, Rita Petruccioli, Sarolta Szulyovszky, Daniela Tieni, Cecilia Ramieri, Pia Valentinis, Elise Wilk.
E poi in carne e matita, con me c'erano altre due illustratrici d'eccezione, già coinvolte nel secondo progetto di SEMIDISEGNITELODICO, la Ribellezza!
Sabato pomeriggio era con me Ninamasina e insieme abbiamo sognato narcisi selvatici, girasoli, papaveri, rose, margherite, ...
E domenica Sara Stefanini ed io ci siamo sbizzarrite fra pomodori, edere, ranuncoli, avocado, zucche e profumatissimi bacelli di vaniglia.
Qualcuno mi ha domandato se fossi una banca dei semi, cosa che in effetti mi piacerebbe molto... Qualcuno ci ha letto nelle mani o almeno nei sogni perché - ci ha detto - "chi semina al vento farà fiorire il cielo" e qualcuno ci ha espressamente richiesto il seme della... clementina!
Immerse in questo giardino metropolitano, abbiamo incontrato anche gli altri progetti WWW e finalmente alcune conoscenze virtuali si sono fatte sguardi, abbracci e chiacchiere. C'erano iBiglietti che giocavano e facevano giocare con le parole (andate sul sito e rileggete anche il biglietto n. 30! Chissà chi lo ha scritto...), c'erano le Metroreaders a combattere per la promozione della lettura e della cultura tutta, c'erano Toylet, 20lin.es, CAM, Fonderia Mercury, GenerAzione, c'erano Bastian Contrari (rileggetevi anche i "Racconti da musicassetta", eh eh!) e Zelda was a writer che fra mille ali e tante più parole ha liberato e fatto volare il suo primo libro Farfalle in un lazzaretto.
E alla fine è arrivata l'ora di smontare tutto e con semi e bagagli tornare a casa...
pic by Zelda was a writer
pic by Il cesto dei tesori
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